Repository | Journal | Volume | Articles

(2014) Rivista di estetica 55.
Qual è lo statuto libidico dello schermo? In che modo gli schermi coinvolgono le pulsioni dello spettatore, facendo appello alla sua percezione e ai suoi desideri? Nel suo Acinema, Lyotard risponde a tali questioni, affermando che lo schermo cinematografico articola due operazioni opposte. La prima, seguendo un modello rappresentativo, trasforma lo schermo in uno specchio ortopedico – come quello descritto da Jacques Lacan – così producendo il riconoscimento del soggetto nell’immagine proiettata sullo schermo e un conseguente piacere illusorio. La seconda, seguendo invece un principio anti-rappresentativo o de-rappresentativo, impedisce alle pulsioni sparse di riunirsi nell’immagine organica di un soggetto, mostrando così lo schermo stesso, come compimento del desiderio di essere delusi. Lo schermo e lo specchio risultano dunque come opposti in questa relazione dialettica? Come tenterò di mostrare in questo articolo, attraverso la riflessione di Lacan e di Merleau-Ponty, il rapporto tra schermo e specchio può essere concepito a partire dalla figura dell’intreccio ovvero del chiasma.
Publication details
DOI: 10.4000/estetica.949
Full citation:
Bodini, J. (2014). La parete speculare e lo schermo del Reale. Rivista di estetica 55, pp. 71-86.
This document is available at an external location. Please follow the link below. Hold the CTRL button to open the link in a new window.