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Eliminativismo semantico e competenza lessicale

Fabrizio Calzavarini

pp. 181-196

Secondo l’eliminativismo semantico [ME] (Recanati 2004), non è necessario postulare l'esistenza di significati o potenziali semantici stabili per spiegare le nostre prestazioni lessicali; il senso di una parola in una particolare occasione d’uso viene calcolato dal parlante sulla base della relazione di somiglianza che sussiste tra l’uso attuale e tutti gli usi passati di quella parola, senza la mediazione di una rappresentazione astratta del suo significato convenzionale. Se viene intesa come un'ipotesi sulla struttura e sull'acquisizione della nostra competenza lessicale, una delle implicazioni più immediate di questa posizione sembra essere la negazione dell'esistenza, nella nostra architettura cognitiva, della cosiddetta «memoria semantica», ovvero di un magazzino di memoria specificamente dedicato allo stoccaggio delle informazioni semantiche su un dato termine o parola. Più specificatamente, ME sembra implicare la tesi secondo cui tutte le prestazioni che sono state tradizionalmente ascritte alla memoria semantica potrebbero essere sorrette dai meccanismi cognitivi che si occupano della ritenzione e della gestione delle tracce mnestiche episodiche. In questo saggio, discuterò criticamente una serie di dati neuropsicologici, ovvero dati provenienti da pazienti cerebrolesi, che sembrano costituire una falsificazione empirica decisiva di questa posizione.

Publication details

DOI: 10.4000/estetica.2792

Full citation:

Calzavarini, F. (2018). Eliminativismo semantico e competenza lessicale. Rivista di estetica 67, pp. 181-196.

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